Palermo è la città dei forti contrasti per eccellenza, un luogo di una bellezza e decadenza che ti lascia a bocca aperta, dove la storia non si legge solo sui monumenti, ma anche sui volti della gente e si mangia a tavola.
Un capoluogo siciliano che sta lentamente cambiando, dove il centro storico ora è pedonale, le persone rivendicano libertà e l’unico vero ostacolo al cambiamento non sta più nell’omertà, ma nell’assenza di una politica pulita e onesta. Una città che grida e merita vendetta e rivendica la grandezza che gli spetta.
Ho visitato Palermo due anni fa e ne sono rimasta folgorata, l’ho rivista quest’anno e questa piccola grande aria di cambiamento me ne ha fatto innamorare definitivamente. Se ho avuto l’occasione di riscoprirla sotto sembianze totalmente differenti da come la conoscevo o come pensavo che fosse, il merito è di un’agenzia di viaggi davvero speciale: AddioPizzo Travel.
Come nasce AddioPizzo Travel
AddioPizzo Travel è un’agenzia di viaggi creata dagli stessi fondatori del Comitato AddioPizzo nato a Palermo. L’idea alla base dell’agenzia e del comitato è la promozione del consumo critico, a sostegno di esercenti e imprenditori che hanno fatto la scelta di non pagare il pizzo. Tutti gli albergatori, i ristoratori, i negozi e le attività coinvolte nei tour di AddioPizzo Travel fanno parte del comitato, fornendo ai turisti la certezza che neppure un centesimo di quanto pagato finanzia direttamente o indirettamente la mafia. L’agenzia fa parte da molto tempo di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).
Il coraggio di chi è disposto a cambiare
Il comitato AddioPizzo è nato nel 2004 dall’iniziativa di 7 ragazzi, che tutto avevano in mente all’epoca meno iniziare una lotta antimafia in grado di trovare largo consenso tra la popolazione ed acquisire notorietà internazionale. L’idea iniziale del gruppo infatti era quella di aprire un pub equo-solidale. Da un’analisi dei rischi e dei costi preparata per il business plan da un amico però, esce fuori la voce “Pizzo”, come se fosse un costo normale di cui tenere conto quando si apre un’attività a Palermo. I ragazzi cominciano a parlare di cosa avrebbero fatto se un giorno si fosse presentato qualcuno a riscuoterlo. E discutendo della questione alla fine decidono di non aprire il pub, ma di fare qualcosa per la propria città e fondare l’associazione intorno al motto:
“Un intero popolo che paga il Pizzo è un popolo senza dignità”
Come prima campagna, decidono di far stampare 5.000 volantini stilati a lutto e in una notte di tappezzare l’intera città. La reazione è sorprendente, Palermo si sveglia sotto shock, radio e tv non parlano d’altro e il comitato per l’ordine e la sicurezza (questore, prefetto, comandante dei carabinieri, guardia di finanza) si riunisce in tutta fretta per discutere di un problema di pubblica sicurezza. Era dalla morte dell’imprenditore Libero Grassi ucciso nell’agosto del 1991 davanti al proprio negozio per aver dichiarato pubblicamente di non pagare il pizzo, che non si parlava del tema.
Il motto è una “provocazione” per tutti i palermitani: da un lato si individua tutto il popolo come responsabile, quindi non solo chi paga il pizzo o il mafioso ma ogni singolo cittadino, dall’altro lo stesso popolo viene definito senza dignità, un valore molto sentito nella cultura siciliana.
Diversi cittadini reagiscono con entusiasmo all’iniziativa: Palermo era pronta da tempo per un cambiamento. Già dal sanguinoso periodo stragista che tra tanti portò alla morte anche dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i palermitani erano insorti manifestando la propria indignazione apertamente in piazza, ai funerali di stato della scorta di Paolo Borsellino, con il cosiddetto “comitato dei lenzuoli”, istituendo l’Albero Falcone a memoria del giudice. In 3 anni i ragazzi da 7 diventano 40 e si riuniscono in un comitato con una sede propria.
Per convincere gli imprenditori a partecipare all’iniziativa e su consiglio di Pina Maisano, la vedova di Libero Grassi, raccolgono 3.500 firme di cittadini disposti ad impegnarsi a sostenere esercenti che dichiarino di non pagare il pizzo. I primi 100 imprenditori arrivano e oggi sono più di 1.100.
Il Tour Palermo NoMafia by Night
L’offerta dei tour di AddioPizzo Travel, che abbraccia al 100% i valori del turismo responsabile, è piuttosto ampia e spazia da passeggiate di un pomeriggio a week end, gite scolastiche e viaggi organizzati per diverse località siciliane.
Trovandomi a Palermo per una sola giornata, ho avuto modo di partecipare al tour NoMafia nella versione by night, una passeggiata serale di tre ore tra i luoghi simbolo della lotta antimafia e della ribellione al racket. Il tour ha toccato diverse tappe del centro storico iniziando dal Teatro Massimo, passando poi per il Mercato del Capo, Piazza della Memoria, la Cattedrale e Piazza della Vergogna. Durante ognuna delle tappe, il nostro mediatore Ermes Riccobono ha raccontato la storia della mafia e dell’antimafia della città, spiegando la relazione tra cittadini, commercianti, chiesa, politica e Cosa Nostra.
Ermes è stato poi disponibile a rispondere a diverse domande che gli abbiamo posto.
Cos’è il pizzo e come viene richiesto ad un commerciante?
La parola pizzo viene direttamente dal siciliano “pizzu” che è il becco degli uccelli. Il termine viene utilizzato quindi come metafora per indicare che la mafia vive di acqua che prende da tanti piccoli becchi. Si tratta di una somma di denaro fissa o variabile che un esercente è costretto a pagare a Cosa Nostra a cambio di “protezione”. La quantità di denaro dipende dal tipo di attività ma anche dall’esigenza economica che la mafia ha in un certo momento. Se vengono arrestati dei mafiosi ad esempio la necessità economica aumenta per far fronte alle spese processuali e della famiglia del mafioso incarcerato. Il pizzo non viene solo richiesto in forma di denaro, ma può anche essere sostituito “da un favore”, come l’obbligo di utilizzo di un determinato fornitore o di assunzione di un amico.
La richiesta di pizzo avviene con l’identificazione di un anello debole all’intero dell’attività economica che si è deciso di colpire e con un colloquio durante il quale si comunica all’imprenditore “che si deve metter a posto”.
Gli imprenditori che sottoscrivono il vostro manifesto di consumo critico hanno mai ricevuto minacce?
Non fino a questo momento. Per la mafia infatti avvicinarsi ad un attività che fa parte della rete di AddioPizzo è rischioso per due motivi. Il primo è che se un imprenditore ha firmato il manifesto non vuole pagare e il secondo è che per rimanere nella lista gli esercenti sono obbligati a denunciare qualunque tentativo di estorsione.
Voi del comitato avete ricevuto minacce dirette?
No. Il motivo è che la mafia da un lato ci ha sottovalutato, mentre dall’altro non capisce il modo in cui agiamo. Organizzazione di giornate commemorative, iniziative culturali e popolari, viaggi organizzati, progetti scolastici, sono tutte aree in cui l’antimafia all’epoca non si muoveva e di scarso interesse per i mafiosi.
Come sapete che i commercianti della lista non pagano il pizzo?
Una vota che un imprenditore fa richiesta di essere inserito nella nostra lista, è una specifica commissione che attiva meccanismi di verifica e valuta tutti i documenti processuali e giudiziari del caso. Una volta approvata la domanda, viene richiesto all’esercente di sottoscrivere una dichiarazione formale di impegno a non pagare il pizzo e l’obbligo di denuncia di eventuali richieste di estorsione.
Di cosa si occupa il comitato AddioPizzo, oltre che della raccolta di adesioni?
AddioPizzo offre sostegno agli imprenditori vittime di estorsione fornendo supporto economico e legale, promuove campagne di sensibilizzazione, si dichiara parte civile nei processi di mafia, presenta proposte politiche concrete ai candidati politici, organizza iniziative culturali e commemorative.
Che aiuto avete ricevuto dalle istituzioni?
L’impegno nella lotta antimafia nella città di Palermo come nel resto della Sicilia, oggi è sostenuto dai cittadini, dagli imprenditori, dagli organi di giustizia e polizia che collaborano attivamente e rispondo positivamente alle nostre iniziative. L’unico tassello che manca ad una lotta al racket completo, è il supporto della politica.
Cosa possiamo fare per sostenere la lotta alla mafia
Se avete in programma un viaggio in Sicilia, scegliere un tour di AddioPizzo è l’occasione perfetta per “fare qualcosa”, scoprire Palermo e la Sicilia attraverso gli occhi di chi la vive quotidianamente, liberandola di quegli stereotipi che l’hanno tristemente resa famosa nel mondo e sostenendo l’economia locale. Un’esempio perfetto e all’avanguardia di turismo sostenibile.
Oltre ai tour per supportare la lotta alla mafia ed essere sicuri che neanche un centesimo vada in attività illecite potete:
- pernottare presso uno degli alloggi di albergatori che fanno parte della lista e non pagano il pizzo. Alcuni sono agriturismi o Bed&Breakfast costruiti in proprietà espropriate alla mafia.
- Acquistare souvenir o mangiare in ristoranti che fanno parte della lista. Sul sito di AddioPizzo Travel è possibile scaricare la mappa di tutti gli esercenti di Palermo o l’app appositamente creata per smartphone. Noi abbiamo mangiato una deliziosa pasta ad un prezzo onestissimo presso il Caffè del Kassaro.
- Fare una donazione direttamente sul sito del Comitato AddioPizzo.
Vi lasciamo con un video di Pif delle Iene e Stefania di Striscia, che ricostruisce la storia del movimento.