Quando circa 20 anni fa la capitale dell’antico regno di Lana Xang, Luang Prabang, veniva inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità (UNESCO), gli esperti già leggevano in questo passaggio la fine di quella favola di tranquillità e calma che si respirava a Luang Prabang.
Dal mio punto di vista ad oggi questo non è accaduto a Luang Prabang. Forse anche per lo spirito contemplativo che anima questa gente e grazie ad una buona gestione delle risorse da parte della politica. A Luang Prabang non troverete palazzi con grandi hotel e insegne luccicanti; non c’è stata una mcdnonaldizzazione dei ristoranti; non ci sono discoteche e bar con musica che tuona a tutte le ore; alle undici della sera chiude tutto e il villaggio si ferma.
La sensazione è quella che il forte senso di appartenenza da parte della gente alle proprie usanze e tradizioni ha fatto si che Luang Prabang si sia attrezzata per ricevere i visitatori ma non si è snaturata per compiacerli. Ho vissuto il Laos per un mese e i Laoitiani amano la propria terra, amano guardarla e contemplarla. Non accetterebbero che qualcuno venga e se ne appropriasse per usi speculativi.
Luang Prabang la perla d’Asia
Stretta tra la madre di tutte le acque, il Mekong, e il fiume Nam Khan, Luang Prabang racchiude in sé ancora quel fascino dell’antico oriente. Una città che vive in un magico equilibrio tra lo stupendo quadro paesaggistico, il suo passato coloniale e le opere d’arte che i Lao hanno creato per celebrare la propria fede buddista.
Luang Prabang va assaporata a ritmi lenti, lasciandosi trasportate dall’eleganza e dalla calma che si respira nell’aria. Il silenzio quasi irreale che si vive in città è interrotto solo al calare del sole, quando echeggiano i “dong” dalla Pagoda Sa Phi, e alle prime ore della mattina, quando con un sottofondo di musica tradizionale una lunga e silenziosa sfilza di monaci con tuniche color zafferano passa a piedi scalzi in mezzo ad una fila di fedeli che offrono loro del riso.
Qualsiasi viaggiatore che decida di fare un viaggio in Laos, dovrà fermarsi a Luang Prabang per poter cogliere quel mondo di sfumature culturali che hanno plasmato il buddismo del posto e la sua gente. Sia che arriviate dal Loop di Thakhek o direttamente dai Templi di Angkor in Cambogia, prendetevi qualche giorno per assaporare la calma di questa città e godere dell’autentica atmosfera laotiana.
Cosa Vedere a Luang Prabang
Più o meno l’avrete capito, Luang Prabang è una città molto rilassante, ricca di templi e silenzio. Circondata da una folta vegetazione, montagne e il grande Mekong, questa città è l’orgoglio di tutti i laotiani, e qui il visitatore potrà conoscere parte della loro storia e scoprire una delle culture più interessanti di tutta la penisola indocinese.
Palazzo Reale di Luang Prabang
Lungo la strada principale della città sorge quello che era il Palazzo Reale del Regno del Laos, conosciuto anche come Haw Kham. L’edificio venne costruito durante l’epoca coloniale, ma pochi anni dopo la caduta della monarchia il Palazzo Reale ha aperto le sue porte in vesti di museo. Dentro troverete una moltitudine di reperti storici che vi racconteranno la storia di questo paese. All’interno del complesso, affianco al Palazzo Reale troverete anche il Wat Ho Pha Bang, il santuario che custodisce una statua d’oro di Buddha alta 83 cm tra le più venerate del Laos. L’arrivo della statuetta al tempio nel 1512 (pare venisse dallo Sri Lanka) venne celebrato come il simbolo della legittimazione buddista della dinastia reale del Lan Xang.
Wat Xieng Thong
Tra la moltitudine di monasteri, pagode ed edifici religiosi che ci raccontano la storia e la tradizione di Luang Praban, quello di Wat ha origini antichissime che si perdono nelle leggende popolari. Questo è “IL” monastero per eccellenza, e al suo interno un tempo risiedeva il Grande Venerabile ossia la guida spirituale di tutti i monaci. Situato nel punto dove confluiscono il Mekong e il fiume Nam Khan questo sim (santuario in Laos) è la porta principale della città; era qui che un tempo approdavano le imbarcazioni reali e quelle dei visitatori della città. L’area del recinto sacro è vasta e colma di costruzioni, ma l’attenzione viene attratta subito dal sim centrale, un vero capolavoro di eleganza con una struttura del tetto a piani sovrapposti che culminano con i simbolici “fiori del cielo”.
Wat Mai
Questa pagoda non vanta le stesse origini antichissime del santuario precedente, tuttavia ogni anno in occasione del Buon Pi May, il capodanno buddista, è in questo wat che viene esposta e lavata la sacra immagine del Phra Bang, normalmente custodita nel Museo Nazionale. La bellezza e la raffinatezza delle decorazioni che ornano le pareti con antiche leggende, paesaggi e motivi di scene di vita agreste tratte dall’epopea del Ramakien (la versione diffusa nel regno del Siam del Ramayana) rendono questa pagoda una dei simboli più affascinanti di Luang Prabang.
Collina Phou Si
Questa è la collina sacra (Phou Si) che con i suoi cento metri di altezza vi regalerà una vista a 360° di tutta Luang Prabang. Dopo aver percorso più di 300 scalini arriverete alla sommità del promontorio dove potrete ammirare splendidi scorci panoramici sulla città. Il mio consiglio è di godervi lo spettacolo all’ora del tramonto, quando una bruma arancione copre come un manto magico tutta la città. In cima alla Phou Si a fare da guardiano della collina spicca come un raggio di sole lo stupa dorato del That Chomsi, che con i suoi 24 metri di altezza protegge e custodisce questo luogo sacro per i laotiani.
Le grotte di Pak Ou
Le grotte si trovano sulla riva sinistra del fiume, dove un’imponente parete rocciosa custodisce uno dei luoghi di culto più importanti del Laos. Queste sono la dimora di uno dei 15 naga, i serpenti mitici che sono i Geni delle acque che proteggono queste regioni. Dopo aver attraccato la barchetta, e camminato 5 minuti lunga un sentiero vi troverete dentro la grotta. Qui lo scenario è molto suggestivo, quasi commuovente. Ad accogliervi un’innumerevole quantità di immagini sacre del Buddha, alcune povere e grezze, altre invece luccicanti e splendenti. Non ci sono opere d’arte all’interno, ma si rimane comunque ammaliati da queste infinite espressioni di fervente religiosità.
Cascate di Kaung Si
Le cascate si trovano a 37 km da Luang Prabang, ma vale davvero la pena fare la strada, lo splendore che vi troverete davanti vi ripagherà. Questo è uno degli spettacoli naturali più belli di tutto il Laos, qui, tra rocce calcaree e una fittissima vegetazione, una moltitudine di cascate di acqua cristallina creano delle pozze d’acqua. Nelle piscine naturali è possibile nuotare e anche tuffarsi lanciandosi da uno de gli alberi che le circondano. La particolare conformazione delle cascate si deve all’alto tasso di particelle di travertino, un sedimento che copre le rocce rendendole tondeggianti e che nel tempo ha ricoperto anche i tronchi caduti in acqua, fino a pietrificarli e a creare questo posto unico.
Il Parco delle Farfalle
Il Parco delle Farfalle è l’idea romantica di due olandesi che hanno deciso di preservare e salvaguardare la zone adiacenti alle cascate (Il Parco si trova a 2 minuti a piedi dall’entrata principale delle Cascate del Kuang Si). La composizione vegetativa e climatica del luogo lo rendono un habitat unico in grado di sostenere la vita di oltre 100 tipi di farfalle differenti. Il Butterfly Park oltre ad essere una sensazionale esperienza di ecoturismo, offre anche sostegno alla comunità locale grazie all’organizzazione di gite e corsi per le scuole delle comunità locali.
Passare qualche ora all’interno del Parco, significa immergersi in un universo in cui la natura esprime tutta la sua creatività.
Il Mercato Notturno
Con il calare della sera Luang Prabang mostra tutto il suo fascino antico e commerciale e dalle 17 alle 22 oltre 300 venditori di artigianato espongono i loro prodotti fatti a mano nella via principale affianco al palazzo Reale. Nonostante negli ultimi anni questo mercato sia diventato molto popolare tra i turisti, qui non troverete venditori che provano a rincorrervi per vendervi qualcosa, anzi, da questo punto di vista è un mercato molto rilassante, dove poter passeggiare serenamente osservando le piccole opere d’artigianato offerte dai laotiani. Decine e decine di mercanti che espongono foulard di seta, coperte ricamate a mano dalle popolazioni hmong, magliette, borse, bigiotteria, ceramiche, quadri e lampade di bambù. I prezzi sono super economici, e poi se comprate qui il vostro denaro alimenterà l’economica locale, il che è ancora più soddisfacente.
Come raggiungere Luang Prabang
Come vi avevo accennato anche nella nostro post su come organizzare un viaggio in Laos, spostarsi nella “terra da un milione di elefanti” con i mezzi pubblici è molto faticoso, ma anche appagante. Potreste fare incontri interessanti e prendere le ore che farete seduti sui bus come momenti di meditazione, anche per entrare in quel mood tranquillo e calmo in cui vivono i laotiani.
Bus
Gli autobus in Laos non sono scattanti e sgargianti, quindi preparatevi a vivere delle avventure. Luang Prabang è collegata perfettamente con tutte le città del Laos, da sud a nord tutti i bus passano per questa città, quindi sarà facile arrivarci.
Le tratte più comuni sono:
- Viantaine – Luang Prabang. Costo 130.000 Kip. Tempo: 7 ore circa
- Vang Vieng – Luang Prabang Costo 110.000 Kip Tempo: 6 ore circa
- Luang Namtha – Luang Prabang Costo 130.000 Kip Tempo 9 ore circa
I prezzi sono approssimativi, visto che cambiano continuamente. La stessa cosa vale per le ore di bus, dicono sempre un’orario indicativo, poi possono essere di più o di meno.
Aereo
Il mezzo più comune per spostarsi in Laos è il bus, che è più adatto anche per coloro che hanno molto tempo a disposizione, in alternativa per chi ha pochi giorni per visitare il Laos allora potreste utilizzare anche dei voli interni, che sono economici e vi permettono di arrivare a Luang Prabang in poche ore dalle città più importanti come Vientaine (la capitale) e Pakse.
Rispettiamo le usanze e le tradizioni locali!
Negli ultimi anni una delle tradizioni secolari come il tak bat, una processione in cui i monaci ricevono offerte dai fedeli, per lo più riso glutinoso (per chi non lo sapesse i monaci si nutrono solo di elargizioni donate dai fedeli), è presa d’assalto da miriade di turisti che provano ad immortale questi intimi momenti di devozione per avere un vago ricordo di questa tradizione antichissima.
Orde di turisti (qui voglio marcare la differenza con il Viaggiatore) con mega macchine fotografiche che vanno fino in bocca ai monaci cercando di captare lo scatto perfetto, mentre altri si affiancano ai bonzi per strappare un selfie per ricordare quel momento tristissimo, in cui anche un rituale da rispettare e osservare con compostezza viene mercificato come fosse una partita di pallone.
Io ho avuto il piacere e la fortuna di assistere a questo rito affascinante e toccante, ma non ho scattato foto, ho preferito stare in un angolo lontano e osservare. Non so se questa la si possa chiamare una forma di rispetto, ma ho preferito non invadere con la mia presenza la sacralità di questo rito. Curioso si, ma non voglio far parte di quelle masse di turisti invadenti. Questa cerimonia sta diventando sempre più una tragedia teatrale in cui i turisti sono i grandi protagonisti della quasi certa fine di questa tradizione arcaica, sempre più prepotenti e vogliosi di portarsi a casa un piccolo trofeo da mostrare ai propri cari.
Questo è un appello a coloro che preferiscono portare a casa trofei senza empatizzare contro la crescente spettacolarizzazione di alcune cerimonie, diventate delle vere e proprie passerelle. Allora bisogna ribadire che viaggiare per conoscere e scoprire deve avere come punto di riferimento il rispetto della cultura e delle tradizioni locali. Così che togliersi le scarpe o coprirsi le spalle e le gambe prima di entrare in un tempio, non sono solo delle regole che vanno rispettate se davvero amate viaggiare, ma sono la forma migliore per preservare e rispettare quel varipinto mondo culturale che vi circonda.